lunedì 30 giugno 2008

Da l'Unità, edizione nazionale.

I giovani chiamano Veltroni
«Diteci cosa dobbiamo fare»
di Tommaso Galgani,
L'Unità edizione nazionale, pagina 7, 28 giugno

Ci sono i contenuti, ma senza il contenitore. Si mantiene faticosamente il radicamento sul territorio (specialmente ora con le feste de l’Unità), ma tutto è più difficile perché manca una riconoscibilità. Per questo i giovani del Pd toscano rimettono l’attenzione sull’importanza di una organizzazione giovanile strutturata. Che ancora non c’è.

Se in autunno Veltroni e Franceschini l’avevano indicata tra le priorità, le primarie per il nuovo soggetto programmate a primavera sono saltate perché i giovani servivano arruolati nella campagna elettorale. Adesso a decidere le forme della giovanile, mentre il partito si concentra più su altri fronti, spetta al coordinamento nazionale dei giovani democratici: una trentina di ragazzi e ragazze, provenienti dalla Sinistra Giovanile e dai Giovani della Margherita ma non solo, che da mesi stanno studiando come costruire il nuovo soggetto.Nel frattempo però, nel vuoto normativo, ogni regione si autogestisce: in Toscana, ad esempio, c’è Generazione Democratica. «È l’embrione della giovanile del Pd. Adesso eleggeremo in assemblee aperte un coordinatore in tutti i comuni», spiega Patrizio Mecacci, 24 anni, responsabile lavoro del Pd toscano, provenienza Sg.

Per Niccolò Guicciardini, 24 anni, segretario provinciale della Sg senese e coordinatore della commissione giovani del Pd, «nel coordinamento nazionale si pensa troppo a posti e regolamenti, perdendo di vista il polso sui territori. Partiamo dai contenuti: noi faremo un concorso di 45 rock band giovanili, le collaborazioni con Libera, le feste de l’Unità». Un'occasione, spiega Niccolò, è già stata mancata: «Il discorso sulla giovanile andava accelerato dopo il 14 ottobre, sfruttando l’onda positiva. Ora ci siamo incartati a parlare di norme e statuti: a volte quando la sera esco con amici fuori dalla politica capisco quanto ci allontaniamo dalla realtà». Niccolò chiede un avanti tutta sulla strutturazione della giovanile: «Serve un’organizzazione riconosciuta, forte e omogenea in tutta Italia. Non mi sembra che a livello nazionale il partito ora la veda come una priorità. Ma qui a Siena ci dicono: “Datevi una mossa ad autoregolamentarvi, c’è da lavorare”». Infine, Niccolò evoca un rischio e una speranza. Il rischio è che «se dovesse sciaguratamente proliferare il correntismo nel Pd, la giovanile potrebbe essere oggetto di pericolose attenzioni». La speranza invece sta nel fatto che «una giovanile autonoma possa essere il motore del rinnovamento. Che non è mettere uno di 22 anni in Parlamento. Ma costruire un luogo aperto e partecipato che sappia interpretare le istanze dei giovani».

Sulla stessa lunghezza d’onda Patrizio Mecacci, che nota «un distacco tra chi lavora nel territorio e chi a Roma discute di normative. A noi pesa la mancanza di una cornice ma a livello locale i processi vanno avanti lo stesso»: ad esempio, in varie realtà regionali le assemblee dei giovani del Pd si sono autoconvocate e si sono date un coordinatore. Ma perché ci vuole così tanto a dare una struttura uniforme ad una giovanile del Pd? «Non è colpa del partito, in cui pur c’è qualche resistenza sulla questione della giovanile, è colpa nostra. Facciamo l’errore che a volte fanno i grandi: troppe riunioni». Comunque, qualora il coordinamento nazionale continuasse a tergiversare, la Toscana vedrà una giovanile strutturata per il prossimo ottobre, come sarà sancito oggi dall’assemblea costituente regionale del Pd. Patrizio già se la immagina: «Spazio per ragazzi dai 14 ai 29 anni, primarie, assemblee aperte dove autocandidarsi, struttura orizzontale». Ma soprattutto, «bisogna tornare nei luoghi della scuola, dell’università e del lavoro. I giovani lavoratori che hanno votato Pd sono solo il 28%». Patrizio infine sottolinea una grande opportunità: «Siamo la prima generazione democratica. Facciamoci trovare pronti. Intanto, nelle feste de l’Unità, stiamo già dando e daremo il nostro contributo».

«Peccato che prima c'erano le bandiere della Sg insieme a quelle dei Ds, ora c’è solo quella del Pd senza quella della giovanile. Spero che da Roma si sbrighino», fa notare Cecilia Pezza, 22 anni, responsabile associazionismo del Pd toscano, balzata agli onori delle cronache l’autunno scorso, quando il sindaco di Firenze Leonardo Domenici voleva lasciarle il suo posto nelle liste per l’assemblea nazionale alle primarie del Pd. «Un’occasione fondamentale per noi sarà la festa Democratica a Firenze. Ci saremo col nostro stand e il nostro palco, getteremo le basi per radicarci ancora di più e coinvolgere i giovani con la musica, l’arte, le idee», garantisce Cecilia.

Marco Donati, 28 anni, è stato segretario regionale dei Giovani della Margherita prima di diventare, a febbraio, coordinatore comunale del Pd di Arezzo: nella sua segreteria otto persone su dodici hanno meno di trenta anni. «Da Roma manca un’impostazione chiara, ma va creato un luogo che faccia partecipare i giovani. Cosa che, in tempi di disimpegno e antipolitica, vogliono fare, basti vedere i dati sul volontariato toscano. La giovanile non sia però una riserva indiana, ma un trampolino di lancio per chi ha idee».

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