domenica 27 gennaio 2008

27 gennaio - Per non dimenticare



"Se comprendere è impossibile, conoscere è indispensabile" (Primo Levi)

Il 27 gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz, è stato riconosciuto giorno europeo della memoria, in ricordo di tutte le vittime dei lager e della seconda guerra mondiale. Molti capi di stato si recano presso il campo, per non dimenticare.

I sopravvissuti dei Lager nazisti, in generale, hanno presentato difficoltà, una volta liberati dagli Alleati, a raccontare, a parlare della loro drammatica esperienza. E, se gli uomini, come ha fatto lo scrittore Primo Levi, hanno deciso di far conoscere al mondo gli orrori nei campi di sterminio, le donne scampate hanno avuto un maggior riserbo e, solo dopo anni, hanno iniziato a rilasciare testimonianze. Le motivazioni ad un tale comportamento sono probabilmente varie e non è possibile stabilire quale sia prioritaria ed abbia un peso preminente. Sicuramente grande importanza ha avuto il desiderio di dimenticare un incubo, di lasciare all’oblio le atrocità, i patimenti, le sevizie patite, sopportate e viste, ecco così l’incapacità di raccontare i dolori, le angosce, i drammi sofferti senza motivo, con la consapevolezza dell’ingiustizia, dell’insensata ferocia di aguzzini contro un popolo inerme e non colpevole. Ma per le donne, grande rilevanza ha avuto anche il pudore, il timore della curiosità e, soprattutto, di essere giudicate. Molte donne nei Lager furono violentate e, quindi, raccontare la loro esperienza era, ai loro occhi, una nuova violenza, soprattutto al termine della seconda Guerra Mondiale, periodo in cui la società era ancora legata ad un concetto di moralità alquanto ristretto. Riteniamo comunque che la reticenza dei sopravvissuti a parlare fosse anche dettata dal timore che i loro racconti portassero gli auditori a “compatirli”, non era la “commiserazione” il sentimento, che volevano suscitare, in quanto la “commiserazione” comporta una diversità. Le vittime, appena tornate dai campi di sterminio, desideravano riprendere il filo spezzato della loro vita, cosa assai difficile, perché sopraffatti dal ricordo e dagli incubi, e desideravano capire “come tutto ciò era potuto accadere”. Quando rivivono la loro drammatica esperienza, narrandocela, i sopravvissuti hanno due fini: il primo “perché gli uomini non dimentichino”, il secondo, che è la diretta conseguenza, “perché un simile dramma non si ripeta mai più”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un grande plauso al nostro Davide!
Bravo!
Compagne/i, Amiche/i, Democratiche/i non dimentichiamo.
Il rispetto alla memoria lo si porta con le semplici azioni quotidiane.

EsseEmme ha detto...

...grande davide...vorrei ribadire ancora una volta che nella vita la memoria è importante e soprattutto ripensare a ciò che è successo 60 anni fa, e appunto per questo c'è la storia, perchè la storia non solo ci fa rivivere momenti trascorsi, ma ci insegna anche a capire gli errori e non commetterli di nuovo!!!!